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  ABBIGLIAMENTO MILITARE

 

ABBIGLIAMENTO MILITARE
 
 
Sulla tunica in genere i guerrieri indossano una corazza anato mica tagliata all’altezza dell’addome per permettere l’aggancio del cinturone. Tale tipo di corazza, in base alle raffigurazioni, faceva parte dell’attrezzatura militare della fanteria, mentre i cavalieri non indossavano alcuna protezione. Nelle pitture pestane è presente la tipica corazza  a tre dischi della tradizione sannita, detta Kardiophilax indossata dai cavalieri nelle scene di ritorno dalla guerra  e costantemente rappresentata anche sui vasi figurati.           
 
  
La corazza era costituita di due parti protettive, una  per il torace l’altra per il dorso agganciate sulle spalle e sui fianchi mediante placche rettangolari. Essa veniva imbottita con una fodera di cuoio o pelle atta a consentire una migliore vestibilità e per renderla più funzionale negli spostamenti dei soldati appiedati. Per quanto riguarda la deposizione all’interno delle tombe di guerrieri, è stato riscontrato che essa solo raramente è indossata dal morto ed è più spesso posta all’altezza del busto evidentemente per le difficoltà di indossarla sul corpo del defunto. Diversamente si verifica in genere  per i cinturoni che sono collocati alla vita.
L’abbigliamento militare è costituito anche dagli elmi che ne rappresentano l’elemento più caratteristico. Il tipo più ricorrente è quello calcidese, con paragnatidi fisse, paranaso solo accennato e paranuca con taglio semicircolare. L’apice della calotta è decorato con penne ostentatamente  rappresentate.



L’uso delle penne come decorazione dell’elmo è presente già in raffigurazioni attiche del VI secolo a. C. e prosegue fino all’età ellenistica. Assume particolare successo presso le pop olazioni italiche di stirpe sannitica che, come ci tramanda Livio, se ne avvalevano per spaventare il nemico, convinti di somigliare a Marte. Da attributo tattico, le penne acquisirono con l’andare del tempo funzione  di ostentazione e di esibizionismo. E’ ipotizzabile che la marcata presenza delle penne sugli elmi debba leggersi come una esibizione della vittoria sul nemico conclusasi con la sottrazione delle penne dal suo elmo. In seguito questa consuetudine venne assimilata dai Romani. L’uso delle corna sull’elmo  è una chiara allusione alla forza e all’aggressività del toro e appartiene a un ambito culturale non campano ma di origine celtica trasmesso alle popolazioni etrusche che ne elaborarono un tipo originale in bronzo.
 
Altro elemento dell’apparato militare è costituito dagli scudi di forma circolare o più spesso ovale, presentano in genere una fila di borchie che dimostrano l’aspetto tecnico della realizzazione dello scudo: esso era costituito da una parte in materiale deperibile, quale cuoio o legno unita allo strato di metallo esterno per mezzo di borchie.Gli schinieri, resi anatomicamente compaiono non solo indossati dai guerrieri ma anche in contesti con “fregio d’armi” in cui sono rappresentati insieme a corazze, scudi ed elmi, poggiati sul piano o appesi. Alcuni presentano in corrispondenza della caviglia una sorta di pungolo sporgente all’indietro, probabilmente per spronare il cavallo al galoppo. Talvolta gli schinieri sono rappresentati come parte del bottino appeso alla lancia; in ogni caso essi costituiscono un complemento dell’armamento dei guerrieri appiedati, come è confermato dai vari esempi della pittura vascolare.
Le lance talvolta sono presenti in più esemplari, il che fa dedurre che fosse consuetudine per i guerrieri portare più di una lancia per non rimanerne s
provvisti dopo aver scagliato la prima.
In base al colore con cui esse sono spesso rappresentate, dovevano essere in ferro, e montate su un’ asta di legno, come avvalorato dai reperti provenienti da tombe.
Alcuni cavalieri ostentano nelle raffigurazioni finimenti per cavalli “da parata”, corredati di pennacchi, gorgiere dorate, gualdrappe decorate. Questo aspetto viene in molti casi enfatizzato per consegnare ai vivi l’immagine più fulgida della gloria militare dell’estinto.
 
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