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  LINGUA ETRUSCA
Area di diffusione e influenza della lingua etrusca nell'antichità [modifica]

L'Etrusco fu una lingua parlata e scritta in diverse zone d'Italia e precisamente nell'antica regione dell'Etruria (odierne Toscana, Umbria occidentale e Lazio settentrionale), nella pianura padana - attuali Lombardia e Emilia-Romagna, dove gli Etruschi furono espulsi successivamente dai Galli e nella pianura campana, dove furono poi assorbiti dai Sanniti. Tuttavia, il latino sostituì completamente l'Etrusco, lasciando solo alcuni documenti e molti prestiti linguistici nel Latino (per esempio, persona dall'Etrusco φersu), e numerosi nomi di luoghi, come Tarquinia, Volterra, Perugia, Mantova, forse Parma, e un po' tutti i toponimi che finiscono in "-ena" (Cesena, Bolsena, ecc.). Altri esempi di termini di probabile origine etrusca sono: atrium, fullo, histrio, lanista, miles, mundus, populus, radius, subulo. La lingua etrusca risulta attestata tra il IX e il III secolo a.C.


 

Era una lingua, secondo i più, non indoeuropea, ma alcuni linguisti, ad esempio Adrados, recentemente hanno proposto una (controversa) filiazione da una fase molto antica delle Lingue indoeuropee di tipo Anatolico, particolarmente il Luvio (si veda anche l'analogo problema del Tartessico e l'ipotesi di Wikander). La lingua etrusca, inizialmente diffusa nell'Etruria propria (Alto Lazio - Toscana, tra Tevere e Arno), si affermò successivamente in un'area più vasta, in parte della pianura padana e della Campania, in seguito alla notevole espansione della cultura etrusca intorno al VI secolo a.C. Alcuni studiosi (Helmut Rix) collegano l'etrusco anche alla lingua retica, parlata dai Reti nell'area alpina fino al III secolo d.C.

Testimonianze archeologiche di un dialetto affine all'etrusco nel Mediterraneo orientale [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Lingua lemnia.

Nel 1885 fu trovata, nell'isola greca di Lemno, in località Kaminia, la stele di Lemno, una doppia iscrizione incorporata nella colonna di una chiesa. Tale iscrizione sembra testimoniare una lingua pre-ellenica in tutto simile a quella degli Etruschi. Secondo il massimo storico greco Tucidide, l'isola di Lemno sarebbe stata abitata da gruppi di Τυρσηνοί ("Tirreni", il nome greco degli Etruschi), e il ritrovamento ha fornito la prova sicura che in quell'isola del Mare Egeo, ancora nel VI secolo a.C., era parlata una lingua strettamente affine all'etrusco. L'iscrizione di Lemno è stata reperita su una pietra tombale, su cui è scolpito un guerriero. L'iscrizione corre intorno alla testa e lungo un lato della figura del guerriero, ed è redatta in un alfabeto greco epicorico del VI secolo a.C. Fra le parole chiaramente leggibili ve ne sono due: aviš e sialchveiš, che vengono giustamente confrontate con le parole etrusche avil "anno" e sealch, il numerale "40". L'iscrizione di Lemno fu pubblicata da E. Nachmanson (Athen. Mitteil. 33 1908, pp. 47. ss.).

Tracce degli Etruschi appaiono in alcuni nomi di località dell'Egeo, di Creta e dell' Asia Minore: uno dei molti esempi è Μύρινα (affine al nome gentilizio etrusco Murina di Tarquinia e Chiusi) nome di città a Creta, nella stessa Lemno, in Misia. Alcuni hanno rintracciato affinità non sicure fra nomi etrusco-latini e nomi di persona presenti nelle tavolette in Lineare B di Cnosso: ad es. ki-ke-ro. Questi dati vengono interpretati da alcuni studiosi come indizio dell'origine orientale degli Etruschi; sono considerati un segno di rapporti di fine età del bronzo fra Mediterraneo occidentale e orientale, da altri studiosi, che integrano la testimonianza dell'iscrizione di Lemno con quella dei geroglifici egizii di Medinet Habu, che parlano dei Popoli del Mare, ed elencano fra gli invasori anche i Twrs, nome che è stato confrontato con il greco Turs-anòi ( dorico) e Tyrs-enòi ( ionico) e Tyrrh-enoi ( attico) e con il latino Tus-ci (da *Turs-ci) ed E-trus-ci.

Documentazione diretta ed indiretta sulla lingua etrusca [modifica]

Per la lingua etrusca disponiamo di due diversi tipi di documenti: i documenti diretti, ovvero quelli pervenutici in lingua etrusca (quasi esclusivamente per via epigrafica) ed i documenti indiretti, ovvero citazioni di opere letterarie etrusche in testi di altre lingue (e perciò tradotti), i glossarî di parole etrusche in altre lingue, etc.

Documentazione diretta [modifica]

Numerose ed in continuo accrescimento sono le iscrizioni etrusche, in particolare quelle di carattere funerario od elogiativo, le quali hanno però l'unico difetto di essere molto brevi e di riportare quasi esclusivamente nomi propri di persone o divinità. Tuttavia, tra le iscrizioni etrusche, esistono esemplari di notevole interesse:

  • Le Lamine di Pyrgi, ritrovate nell'omonimo santuario e datate intorno al 509/508 a.C., riportano la dedica di un tempio alla dea etrusca Uni da parte del "governante" della città di Caere, Thefarie Velianas. Le lamine, in numero di tre incise su oro, portano sia l'iscrizione in etrusco (circa 50 parole) che la sua traduzione in lingua cartaginese (non a caso questa iscrizione è stata definita "bilingue"), caratteristica che ne ha in parte permesso la traduzione.
  • Il Liber linteus anche detto Mummia di Zagabria, ritrovata in Egitto a metà del XIX secolo, è il più lungo testo in lingua etrusca di cui disponiamo (circa 1200 parole). Si tratta di un drappo di lino suddiviso in dodici riquadri rettangolari, che era stato utilizzato per bendare la mummia di una donna. È detta "di Zagabria" (nel cui museo archeologico è ancora conservata) perché fu riportata dall'Egitto come cimelio dal croato Mihail de Brariæ. Il testo, che reca un calendario rituale, fu riconosciuto e studiato solo alla fine del secolo.
  • La Tegola di Capua, una grossa iscrizione su una tegola di terracotta (circa 300 parole) di contenuto religioso, forse un calendario rituale. Particolarmente interessante perché presenta l'iscrizione in forma bustrofedica, piuttosto insolita per le epigrafi etrusche.
  • Il Disco di Magliano, una interessante laminetta di piombo, circolare, con un'iscrizione sui due lati disposta a spirale; vi si contano circa 70 parole.
  • Il Cippo di Perugia, cippo confinario che presenta su due facciate una lunga iscrizione di circa 136 parole.
  • La Tavola di Cortona, una lamina in bronzo risalente al III o II secolo a.C. con iscrizioni in lingua etrusca spezzata in otto parti di cui una risulta mancante. La Tavola, delle dimensioni di un foglio di carta da lettere, contiene 206 parole ed è considerata il terzo testo etrusco per lunghezza dopo la Mummia di Zagabria e la Tegola di Capua. La Tavola, ritrovata nel 1992, è con molte probabilità un atto notarile in cui si descrive una transazione di vendita di terreni.

Va infine citata una curiosa iscrizione riportata sul sarcofago di Laris Pulenas, conservato a Tarquinia; l'iscrizione è tracciata sul rotolo aperto che il defunto regge in mano e ne descrive il cursus honorum. Per la loro singolarità vanno inoltre citati i dadi da gioco in avorio provenienti da Tuscania, dai quali conosciamo i primi sei numerali della lingua etrusca.

Struttura grammaticale della lingua etrusca [modifica]

L'etrusco è caratterizzato da una struttura grammaticale semplice, dal carattere sintetico, specificamente agglutinante che condivide ad esempio con le lingue uraliche e le lingue altaiche, e probabilmente dal caso ergativo, come anche dalla corrispondenza semantica biunivoca che condivide con altre lingue tra cui alcune di quelle facenti parte del ceppo Ugro-Finnico (Uraliche).

Fonetica [modifica]

Nella lingua etrusca non sono presenti la vocale o e i suoni : b, c (di ciao), d , z dolce (ds), g . Invece sono presenti i suoni š ('sci' di sciabola) e z dura (ts) , e molti suoni aspirati : h (aspirata), ph , kh , fh , th . Le vocali i e u hanno anche la funzione consonantica.

Sistema di suoni della lingua etrusca
labiali p , ph , f
dentali t , th , s , s' , z(ts)
palatali k , ch , h
sonore r , l , m , n , i(j) , v/u
vocali i , e , a , u
dittonghi ai , ei , ui , au/av , eu , uv

Nella fase più arcaica la a era pronunciata in modo abbastanza simile alla o delle lingue italiche (per esempio il latino Louci- era riprodotto in etrusco arcaico come Lavci-). Successivamente fu pronunciata sempre più centrale, similmente alla a italiana, e fu la u ad avvicinarsi sempre più alla o italica (in neo-etrusco Louci- è Luvci-).

Per quanto riguarda l'accento, nella prima metà del V secolo si diffuse una pronuncia con un forte accento di intensità sulla prima sillaba, fenomeno comune a molta parte dell'area italiana, che interessò anche il latino e l'osco-umbro. Ciò provocò la sincope delle vocali interne atone, che determinò una delle più importanti differenze tra etrusco arcaico e neoetrusco (es. alice > alce ["diede"]).

  • nota:

nella grafia corrente dell'etrusco in moderni caratteri latini si utilizzano le lettere latine corrispondenti per quasi tutti i grafemi etruschi, con in più le tre lettere greche θ, χ, φ, per indicare le sorde aspirate, e il segno š o simili (s - che indica la sonora - con un segno diacritico), per indicare la s sorda.

Morfologia [modifica]

Come detto l'etrusco è una lingua sintetica di carattere agglutinante.

Flessione nominale [modifica]

La declinazione nominale marca le categorie di numero e di caso, tramite i seguenti suffissi:

  • nominativo-accusativo (o assolutivo): non marcato.
  • genitivo I: -s ; genitivo II: -(a)l.
  • locativo: -i.
  • ablativo I: -is ; ablativo II: -(a)ls.
  • pertinentivo I: -si ; pertinentivo II: -(a)le.
  • plurale: -r (umano) ; -χva (non umano).
  • genitivo plurale: -ra-s (umano) ; -χva-l (non umano).
  • pertinentivo plurale: ra-si (umano) ; -χva-le (non umano).

Nell'etrusco arcaico ci sono alcune piccole differenze per il genitivo II (-(i)a) e per l'ablativo II (-alas).

Ogni parola si declina, normalmente con una sola forma di genitivo, e conseguentemente ablativo e pertinentivo, ma le regole della distribuzione tra le due declinazioni non sono chiare se non per i nomi di persona.

In epoca tarda si diffonde un locativo in -e (< -a-i) e il suffisso -i è spesso soppiantato dalla particella -θi ("in") usata come posposizione; inoltre sempre in epoca tarda si trovano ablativi I in -es (< a-is).

Con il caso pertinentivo si esprimono i complementi d'agente e oggetto indiretto, ma ha anche usi particolari, che gli derivano dall'essere formato dalla successione dei suffissi genitivo e locativo, in questo essendo quindi una delle più evidenti espressioni del carattere agglutinante della lingua: pertanto si può considerare il "locativo del genitivo" (-s-i ; -(a)l-e). Ad esempio Aulesi significa "in (quello) di Aule", "nell'ambito di Aule".

I suffissi di plurale si differenziano per i nomi "umani" e "non umani" (es. huš, "ragazzo" - hušur, avil, "anno" - avilχva). Il suffisso "non umano" -χva presenta varianti determinate dal tema del sostantivo (-cva; -va).

Esiste un suffisso -θur per i nomi collettivi; con i numerali il suffisso di plurale "non umano" non si mette.

Talvolta tra il tema e il suffisso di plurale "umano" si trova una vocale, residuo del tema preistorico (es. clan, "figlio" - clen-a-r).

I nomi di persona seguono regole particolari: pur se in etrusco solitamente il genere grammaticale non viene distinto, i nomi femminili, sia prenomi che gentilizi, vengono spesso marcati con -i o -ia. In Etruria meridionale il nominativo del gentilizio maschile viene marcato con -s.

Per i nomi di persona, come detto, è possibile determinare la distribuzione delle declinazioni:

  • nomi in vocale: genitivo, ablativo, pertinentivo I.
  • nomi in dentale, sibilante e femminili in -i: gen., abl., pert. II.
  • nomi in liquida: gen. I in -us (abl. -uis, pert. -usi).

Molti sostantivi si formano dalle radici verbali, che rappresentano in se stesse forme verbali finite.

zic = scrivere

zic-n = lo scritto, lo scrittore

zic-n-ce = egli ha scritto

Gli aggettivi spesso derivano dai sostantivi attraverso la finale -na :

suθi = tomba > suθi-na = tombale

Flessione verbale [modifica]

Il paradigma del verbo non si può ricostruire con certezza, data la relativamente scarsa documentazione.

La radice verbale può essere ampliata con vari suffissi; sono marcate le categorie del tempo e del modo, della diatesi attiva e passiva, ma non del numero.

La prima persona del presente non è marcata (es. capi, "contenere" - mi capi, "io contengo").

Si conoscono diversi suffissi di terza persona, ma sembra comunque che una tale definizione non abbia molto senso, perché probabilmente le persone non venivano distinte.

Pertanto, sembrerebbe che ad esempio il suffisso di preterito -ce valga per tutte le persone (es. io diedi, tu desti, egli diede, Vel e Velia diedero = mi alce, *un alce, eca alce, Vel Veliac alce).

Suffissi verbali noti:

  • presente: non marcato.
  • passato attivo: -ce.
  • passato passivo: -χe.
  • necessitativo: -(e)ri.
  • ingiuntivo: -e.
  • congiuntivo: -a.
  • imperativo: non marcato.
  • participio presente attivo: -as(a); -u; -θ.
  • participio passato attivo: -θas(a); -nas(a).
  • participio passato passivo: -u; -icu; -iχu.

Il necessitativo ha un valore analogo al gerundivo latino; l'ingiuntivo è una categoria verbale che formula l'azione senza tenere conto del tempo. In età arcaica il suffisso variava foneticamente tra i ed e, poi prevalse e.

Esistono infine anche suffissi che formano nomi d'agente (-(a)θ; es. zilaθ - "colui che fa giustizia, pretore") e nomi d'azione (-il; es. ac-il - "opera", da ac-, "fare").

Flessione pronominale [modifica]

Il pronome personale di prima persona singolare è certo ed è

  • mi = io , mini = me.

Per gli altri può ancora sussistere qualche dubbio, ma sarebbero:

  • un = te.
  • une = in te, per te.
  • enas = <di noi>.
  • unuχ = voi.
  • I pronomi dimostrativi sono:

ica (arcaico)/eca (recente) = "questo", "il". ita (arcaico)/eta (recente) = "questo", "il". è dubbio se (i)ša sia un pronome possessivo enclitico ("suo") o un terzo pronome dimostrativo.

I pronomi marcano tutti l'accusativo (arcaico -n; recente -ni); il plurale è indicato con -l.

Tra ica e ita, quando sono in opposizione sembra esserci una differenza di maggiore (ica) o minore (ita) vicinanza al parlante.

È noto anche un altro pronome dimostrativo, esta- ("quello").

  • La declinazione di ica e ita in etrusco recente è la seguente:
  • ica:
    • nom.: (e)ca
    • acc.: (e)cn
    • gen.I: cs
    • gen.II: cla, cal
    • loc.: cei
    • abl.I: ces, -cs
    • pert.II: cle
    • acc.plur.: cnl
    • gen.I plur.: czl/csl
    • gen.II plur.: clal
    • pert.II plur.: clel
  • ita:
    • nom.: (e)ta
    • acc.: tn
    • gen.I: -ts
    • gen.II: -tla
    • loc.: tei
    • abl.I: teis/-tis/-ts
    • pert.II: -tle
  • I pronomi relativi sono:

an per gli "umani" e in per i "non umani". Il pronome relativo-interrogativo è ipa.

Numerali [modifica]

Simboli dei numeri etruschi
Decimale Etrusco Symbolo *
1 θu I
5 maχ Λ
10 šar X
50 muvalχ ­­
100 ? C , Ж
500 ? (un cerchio con all'interno 5 punti)
1000 ? (un fuso con all'interno 3 punti)

(* La forma dei simboli è approssimata, perché non sono inclusi nel set dei caratteri normalmente disponibili nei computer.)

 

1 thu

2 zal, es(a)l

3 ci

4 ša

5 mach

6 huth

7 semph(?)

8 cezp(?)

9 nurph(?)

10 šar

16 huthzar

17 ciem zathrum

18 eslem zathrum

19 thunem zathrum

20 zathrum

27 ciem cealch

28 eslem cealch

29 thunem cealch

30 cialch (cealch)

40 šealch

50 muvalch (*machalch)

60 *huthalch

70 semphalch(?)

80 cezpalch(?)

90 *nurphalch(?)

100 ?

1000 ?

Alfabeto [modifica]

Evoluzione dell'alfabeto etrusco

L'alfabeto etrusco deriva da quello greco arcaico degli eubei, introdotto in Italia centrale nel VII secolo a.C., in uso nella colonia greca dell'isola di Ischia presso la città di Cuma.

Il verso della scrittura è bustrofedico nelle più antiche iscrizioni, mentre quelle classiche hanno l'andamento verso sinistra come nel punico. Poche iscrizioni seguono l'andamento da sinistra a destra, e in tal caso i caratteri etruschi sono riflessi. Per separare le parole si scrive un puntino.

Nella seguente tabella, a fianco del carattere etrusco compare la lettera dell'alfabeto latino o greco che meglio lo approssima, segue il suggerimento fonetico.

Storia dell'alfabeto

Media età del bronzo XIX sec. a.C.
 

Meroitico III sec. a.C.
Ogham IV sec. d.C.
Hangŭl 1443 d.C.
Sillabico canadese 1840 d.C.
Zhuyin 1913 d.C.
Alfabeto etrusco
Caratteri etruschi Trascrizione Suono IPA
A vocale ɑ
B consonante b (assente)
C consonante k
D consonante r , d (assente)
, E vocale e
V consonante v
Z Z ( TS ) consonante ts
, H consonante h
, , Θ ( TH ) consonante /tʰ/
I vocale i , consonante j
K consonante k (iniziale)
L consonante l
M consonante m
N consonante n
O vocale u , o (assente)
P consonante p
Ś consonante ʃ
Q consonanti q
, R consonante r
S consonante s
T consonante t
U vocale u , consonante w
X ( Ṡ ) consonante z
, Φ ( PH ) consonante /pʰ/
, Ψ ( KH ) consonante /kʰ/
F consonante f

Calendario [modifica]

Poco ci resta del computo del tempo degli etruschi.

Non avevano le nostre settimane e quindi neppure il nome dei giorni. Probabilmente il giorno iniziava all'alba. L'anno invece poteva iniziare come nella Roma arcaica il primo giorno di marzo (cioè il nostro 15 febbraio), o qualche giorno prima, il 7 febbraio.

Probabilmente calcolavano i giorni di ogni mese come i romani, con le calende, che è una parola di origine etrusca.


Ci resta testimonianza del nome di otto mesi del calendario sacro.

  • uelcitanus (lat.) = marzo.
  • aberas (lat.) = aprile; apirase = nel mese di aprile.
  • ampiles (lat.) = maggio; anpilie = nel mese di maggio.
  • aclus (lat.) = giugno; acal(v)e = nel mese di giugno.
  • traneus (lat.) = luglio.
  • ermius (lat.) = agosto.
  • celius (lat.) = settembre; celi = nel mese di settembre.
  • xof(f)er(?) (lat.) = ottobre.
 
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